Cascate invadono i silenzi e ogni volta
che soffia il vento è come se lo spazio
si facesse eterno, le foglie mosse fanno
tremare le mie mani.
Il tuo nome lieve cadenza che si staglia
nei meandri nascosti della tua pelle e mi
necessita solo il soffio del vento.
Altre volte ho imprecato la pioggia che
non arrivava in mio soccorso, quella
lacrima
frutto di una perdita assassina pare che
finisse il mondo.
Ora arcobaleni emanano luce divina,
negli stagni prosciugati tempeste di
sogni come se vi fosse una svolta, ora
l’usignolo torna a cinguettare sul davanzale.
@ Giuseppe Buro
16 set 2016