Come la massiccia ancora
nella buia notte tempestosa
trattiene i legni scheggiati
dallo sciabordio delle furiose onde,
tu saldi i piedi feriti
a questa mia Terra
quando, con le velate ali,
l'azzurro del cielo mi sarebbe
molto più agevole attraversare.
E volare.
Come il potente scudo
nell'ardita ardua battaglia
para i petti indolenziti
dalle steccate delle pungenti spade,
tu proteggi il mio dolore
dalle frustate inflitte
del mio essere carne
nell'attimo in cui scordo
la mia naturale, originale Essenza.
E dimentico. Di vivere.
Come la limpida sorgente
nell'arsa roccia rupestre
nutre i piccoli rivoli d'acqua
crescendoli in poderosi ruscelli
e fiumi che serpeggiano fino al mare,
tu sazi questa mia anima
dalle arsure della banalità,
dalle gocce della disperazione,
e mi accompagni nelle ore più meste
a riscoprire il candore inumidito
che scioglie in rena i pungenti sassi.
E rinasco. Con te. Mia poesia.
(Daniela Bagatin@diritti riservati)
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